L’INDIPENDENZA MANCATA

Storia 26 marzo
Il risveglio dell’Africa nera. E la storia ricomincia.

La libertà è per ogni cittadino del mondo. Un uomo senza libertà non è definibile come tale e uno stato non é nient’altro che una comunità di cittadini liberi.

Ed é proprio questo l’argomento dell’incontro del 26 marzo, un excursus sulla storia dell’indipendenza dei vari Stati Africani, soggiogati per secoli al colonialismo dei maggiori stati europei.

La lezione è iniziata con una presentazione della professoressa Grasselli dal titolo “Il risveglio dell’Africa nera e la storia ricomincia”, espressione tratta dal libro “La storia dell’Africa nera” di Joseph Ki-Zerbo, considerate il padre della storiografia africana. La professoressa ha spiegato come la Seconda guerra mondiale, con i suoi esiti, ha messo in moto quel processo, chiamato decolonizzazione, che ha portato all’indipedenza degli stati africani: “Il cammino verso l’indipendenza degli stati dell’Africa nera – scrive Ki-Zerbo – è uno dei fenomeni politici più spettacolari della seconda metà del XX secolo.”

Dopo questa spiegazione di carattere generale, sono seguiti due interventi molto importanti di due ragazzi africani, Adama e Kapi. Entrambi hanno riferito del loro paese natale, rispettivamente Senegal e Guinea.

 

Il primo a esporre è stato Adama che ha parlato dell’indipendenza del Senegal avvenuta il 4 Aprile 1960, concessa dal generale De Gaulle, costretto dalla pressione della popolazione Senegalese che premeva per ottenere l’indipendenza. Il ruolo di Presidente della Repubblica fu affidato a Senghor che nel 1962 venne accusato di fare gli interessi della Francia, che continuava a sfruttare il paese. La risposta del governo alla contestazione popolare fu la repressione. Dopo questo momento si avranno altre rivolte, perché la popolazione, divenuta sempre più consapevole della propria identità, desiderava liberarsi dalle catene imposte dalla dipendenza dalla Francia. Si arrivò infine al 2012 quando salì al potere Macky Sall con il partito APR (Alleanza per la Repubblica), promettendo alla popolazione di rimanere al governo per soli 5 anni, cosa che non si realizzò e che provocò grande delusione.

Cito testualmente una frase, a mio parere stupenda e che esprime profonda tristezza, con la quale Adama ha descritto la situazione dei giovani suoi connazionali: “L’indipendenza è stata realizzata di fatto solo sulla carta, ad oggi il Senegal dipende ancora dalla Francia, il futuro dei giovani senegalesi è stato sacrificato dagli errori della politica”.

Adama ha poi continuato il suo intervento raccontando di suo nonno materno, Mambaye Baye, che ha combattuto durante la Seconda guerra mondiale a fianco della Francia. Dopo l’indipendenza fu commissario di polizia dal 1963 al 1978 e, dimessosi da quest’incarico, costituì una propria agenzia di sicurezza, utilizzata anche per la protezione del Presidente e di figure politiche importanti ed è tuttora esistente.

Finita la presentazione, Adama ci ha fatto ascoltare la musica dell’inno nazionale del Senegal e, mentre si portava la mano al cuore, l’ha intonato. Questo é un chiaro segno di quanto Adama tenga alla sua terra e di come non si dimentichi di essa, anche per questo é grande la sua delusione nei confronti della politica sbagliata del suo paese.

Anche la Guinea (Repubblica di Guinea Konakry) dopo il periodo coloniale ha ottenuto l’indipendenza dalla Francia nel 1958. Questo è avvenuto, ci ha spiegato Kapi, grazie al forte sostegno popolare di cui godeva Ahmed Sèkou Tourè, capo del PDG (Partito Democratico della Guinea), che divenne primo presidente del paese.  Purtroppo, come in molti paesi africani nel periodo post coloniale, la Guinea è rapidamente diventata una dittatura con un solo partito, una economia chiusa e un regime autoritario ed oppressivo. Citando Tourè, Kapi ha ricordato il senso della lotta per l’indipendenza del suo paese: “Non c’è dignità senza libertà. Preferiamo la libertà in povertà alla ricchezza in schiavitù”. Al termine della sua esposizione (per la quale si è servito di una presentazione in power point) anche Kapi ha cantato l’inno nazionale, portandosi la mano sul cuore, facendo così intendere che anche lui ha molto a cuore la sua nazione.

Questa esperienza (non si è trattato infatti solo di incrementare le nostre conoscenze)  sull’indipendenza degli Stati africani mi ha portato a capire l’importanza della libertà che, a me che vivo in uno stato europeo, sembra scontata, un diritto acquisito di cui facciamo fatica a comprenderne a pieno tutto il valore, anche se non è stato sempre così anche per noi. Grazie a questa esperienza ho capito che ci sono stati che ancora oggi non sono riusciti a raggiungere la libertà come, per esempio, il Senegal che, come ha detto Adama, ha ricevuto l’indipendenza di fatto solo sulla carta.

Giorgio Maria Ianniciello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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