CONVIVIALIA’ E/E’ CULTURA
Scienze 8 marzo
Agricoltura biologica e agricoltura in Africa. Conosci le piante e i prodotti agricoli?
La convivialità è uno dei momenti più importanti in qualunque organizzazione sociale, a qualunque latitudine, in ogni tempo; consumare un pasto insieme ha una valenza culturale da ogni punto di vista: già nel mondo antico si consumavano banchetti in occasione di feste religiose, per celebrare un trionfo militare, per discutere di filosofia, di poesia e di arte, ma erano peculiari anche i banchetti funebri, e, naturalmente, gli incontri nelle occasioni liete.
Intorno ad una tavola apparecchiata si scambiano idee, si rafforzano legami interpersonali, si condivide qualcosa di se stessi acquisendo qualcosa dagli altri; insomma, si scambiano culture con i compagni di tavola, e “compagno”, etimologicamente, è “colui che ha il pane in comune”.
Abbiamo vissuto un momento di convivialità l’8 marzo, quando abbiamo assaggiato piatti veramente inusuali, in particolare un dolce africano, sorprendente per i miei gusti, perché era dolce, come mi aspettavo che fosse, e conteneva anche la crema pasticciera, ma all’interno aveva un cuore inatteso ed impensabile per i criteri gastronomici occidentali: un uovo sodo… il quale creava un connubio esplosivo tra dolce e salato. All’inizio mi è sembrato un ingrediente fuori posto, come “una barca nel bosco”: mai avrei creduto di potere trovare un uovo sodo dentro un dolce.
In alcuni casi i piatti occidentali hanno avuto successo, meno successo in altri casi, come nel caso della pizza: la pizza è italiana, ma è anche universale, e infatti si chiama pizza in tutti gli angoli del mondo e piace sempre a tutti; anche la torta di riso ha avuto successo, mentre il plumcake è sembrato un dolce un po’ strano per i loro palati, e forse non è stato gradito da tutti.
A proposito di cibo, da quando l’uomo ha smesso di essere nomade ed è diventato stanziale, l’agricoltura è diventata l’attività principale per garantire la sussistenza.
Si può coltivare la terra seguendo filosofie diverse e una di queste è l’agricoltura biologica.
Ne ha parlato Pierre Marchini, con i colleghi Luca e Giovanni, di FLOEMA, un’azienda agricola di Crespellano, che ci hanno proposto un interessante confronto tra l’agricoltura biologica, i suoi principi e le sue tecniche e l’agricoltura africana.
L’agricoltura biologica si propone diversi obiettivi: creare un ecosistema sano e funzionale, evitando l’inquinamento causato da tecniche agricole industriali e salvaguardando la fertilità del terreno; mettere a frutto “l’oro nero”, ovvero il letame; praticare la lotta biologica e la rotazione delle colture.
Spesso tendiamo ad essere autoreferenziali, e non consideriamo le posizioni degli altri: questo vale anche per il cibo, per il modo di produrlo e per quello di consumarlo.
In Africa sono presenti diversi tipi di clima: si va dal clima temperato caldo a quello tropicale, all’equatoriale, per continuare con il tropicale e tornare al clima temperato caldo.
Data la varietà del clima, anche i prodotti della terra sono molto diversi, in relazione alla posizione geografica; alcuni prodotti sono utilizzati anche nel mondo occidentale, ma con modalità diverse. Si possono fare alcuni esempi.
Le banane, conosciute e consumate in tutto il mondo, in Africa si coltivano nella fascia equatoriale, anche con varietà a noi sconosciute, come le banane rosse, oppure di grandezze diverse rispetto a quelle a cui siamo abituati;
La manioca, radice molto nutriente, ha il sapore del latte e si utilizza per preparare torte, oppure in tante ricette con il riso e il pesce, si consuma cruda o cotta; si utilizza anche come un viagra naturale, o per il trucco, ma anche come vernice;
Il miglio, cereale conosciuto in tutto il mondo, in occidente si usa come mangime per uccelli, mentre in Africa si utilizza in molte preparazioni sotto forma di farina;
L’okra, verdura molto diffusa, somiglia a un piccolo peperone verde e il suo gusto ricorda quello degli asparagi; si utilizza anche come cosmetico, soprattutto per i capelli.
Nella illustrazione dei prodotti africani sono stati di grande aiuto gli interventi di Capi e Adama, che hanno integrato la presentazione di Marchini.
A conclusione è stato proiettato il video “Zai planting pits”, riguardante un metodo di coltivazione adottato in alcuni paesi africani per contrastare la desertificazione.
In seguito, abbiamo compilato, e poi esposto, due schede con l’aiuto dei ragazzi africani: una sulla frutta, distinguendo frutti esotici dai locali e dividendoli in base alle stagioni in cui giungono a maturazione, l’altra invece era una scheda per classificare ed analizzare alcune foglie di quattro piante diverse, una per gruppo (nel caso del mio gruppo l’oleandro).
Irene Di Silvestro